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Le farmacie comunali alla paralisi: le nuove regole rischiano il blocco degli acquisti di farmaci

30 Gennaio 2024

L’attività delle farmacie comunali a rischio paralisi. Le novità introdotte dal nuovo codice appalti stanno mettendo in forte difficoltà i preziosi presidi sanitari territoriali. Si prospettano a breve importanti ricadute anche sui cittadini-utenti.
Le norme dell’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, riguardanti la digitalizzazione degli appalti pubblici, entrate in vigore dal 1 gennaio 2024, hanno già creato pesanti contraccolpi.

Per quanto preannunciate, hanno da subito causato enormi criticità a tutti gli enti pubblici – dai Comuni più piccoli alle aziende di servizi – nella gestione degli appalti e degli affidamenti di lavori, servizi e forniture. Proprio per quanto riguarda quest’ultima voce, gli acquisti, l’obbligo del ricorso a piattaforme telematiche certificate, con tutte le difficoltà ed i malfunzionamenti registrati in queste prime settimane dell’anno, ha bloccato pesantemente, più degli altri, il settore delle farmacie comunali nell’approvvigionamento di farmaci e presidi sanitari.

“Abbiamo sempre sostenuto che per le farmacie comunali – dichiara Renato Acquistapace, Vicepresidente vicario di Confservizi Lombardia e coordinatore del settore farmacie – in ragione della loro specificità, il Codice degli Appalti, almeno per la parte riguardante gli acquisti dei farmaci, e in ogni caso di tutti i prodotti destinati alla vendita, non fosse adeguato. Le farmacie, al di là della valenza della loro funzione di presidio sanitario territoriale, operano come esercizi commerciali in regime di concorrenza, per cui si trovano a dover rispondere alle prescrizioni mediche e alle richieste degli utenti/pazienti con modalità di approvvigionamento fuori dalle logiche del Codice stesso”.

L’introduzione, dal 1° gennaio, dell’utilizzo di piattaforme telematiche certificate con le loro complesse procedure (fatto aggravato dai problemi tecnici iniziali) indistintamente per tutti gli acquisti da 0 a 40.000 euro ha letteralmente bloccato l’operatività delle farmacie comunali.

Se fino al 31 dicembre il CIG, ovvero il Codice di Identificazione Gara richiesto per procedere agli acquisti fino a 5.000 euro e poi fino a 40.000, era acquisibile con una modalità semplificata in quanto era possibile affidare tali forniture in modo diretto senza gara, ora l’aggravio di lavoro per le farmacie pubbliche è evidente.


“La tanto sbandierata semplificazione e accelerazione delle procedure –
aggiunge Acquistapace – con l’introduzione della digitalizzazione in nome della trasparenza, ha sortito esattamente l’effetto opposto, ingolfando l’attività di un settore che, oltretutto, come tutti ormai sanno bene, fatica a reperire nuovo personale. Non possiamo pensare che i nostri farmacisti sottraggano tempo prezioso al loro lavoro bloccati da una burocrazia presentata come innovazione, e che le farmacie possano essere considerate al pari di imprese industriali diversamente strutturate. Fortunatamente nei giorni scorsi a fronte delle difficoltà e delle sollecitazioni, l’ANAC ha concesso una proroga consentendo l’uso di una modalità semplificata per gli affidamenti diretti fino a 5.000 euro fino al prossimo 30 settembre. Questo provvedimento, pur necessario e gradito, non ha però risolto le problematiche delle farmacie pubbliche che, come già detto, prevalentemente operano in piena legittimità con affidamenti diretti per le forniture di importo fino ai 40.000 euro”.

 Proprio per questo, nell’interesse del servizio farmaceutico pubblico e dei cittadini-pazienti, Confservizi Lombardia si sta muovendo perché gli organismi competenti intervengano quanto prima per una seria valutazione della specificità del settore e per adeguare, nell’ambito del Codice degli appalti, il carico di adempimenti che sta bloccando la preziosa attività delle farmacie pubbliche.