
Come superare il Lavoro povero? Il ruolo delle imprese che gestiscono servizi di pubblica utilità.
“Nel contesto diretto dei servizi pubblici locali, non possiamo parlare di occupazione povera, ma esiste una zona grigia, soprattutto tra gli operatori in outsourcing, nella filiera dei cantieri, precari, sottopagati o scarsamente rappresentati su cui noi, come aziende che gestiscono servizi di pubblica utilità dobbiamo e possiamo intervenire”.
Esordisce così Yuri Santagostino, Presidente di Confservizi Lombardia e Gruppo CAP nel suo intervento alla tavola rotonda promossa nell’ambito della tre giorni – 20-22 giugno a Santa Caterina Valfurva (SO) – organizzata da Azione Cattolica Lombarda e ACLI, con il patrocinio di Confservizi Lombardia, in tema di ‘Lavoro povero, povero lavoro’.
Portando l’esempio di aziende come Gruppo CAP, Santagostino ha spiegato dettagliatamente una serie di misure strutturate per garantire la qualità del lavoro sotto diversi punti di vista per contrastare il lavoro non equo e insicuro: dal sistema di qualificazione delle imprese all’applicazione di clausole contrattuali a tutela del lavoro regolare, ai controlli operativi.
Le imprese che lavorano con CAP, inclusi i subappaltatori (come da Codice Appalti), devono superare ad esempio una procedura di qualificazione che prevede la verifica di requisiti generali (regolarità contributiva, iscrizioni, white list), applicazione del corretto contratto collettivo di settore, adeguatezza organizzativa in termini di sicurezza e gestione del personale.
Vengono applicate negli appalti clausole stringenti tracciabilità dei pagamenti lungo tutta la filiera (appalto e subappalto), obbligo di autorizzazione per il subappalto, estendendo gli stessi standard normativi e contrattuali anche ai subappaltatori, possibilità di effettuare verifiche e sopralluoghi nei cantieri anche in tema di sicurezza sul lavoro. Un sistema di misure che a partire da grandi e strutturate imprese potrebbe essere estesa in maniera capillare anche altrove.
La rete delle imprese di Confservizi Lombardia, oltre ad avere introdotto una serie di misure di welfare aziendale e sostegno alla famiglia e persone con assicurazioni sanitarie, si è attivata inoltre per contribuire a dare una risposta al tema del costo della Casa, soprattutto a Milano e nei capoluoghi di provincia lombardi dove occorre fare i conti con il caro casa e la carenza di abitazioni in locazione.
E’ stato avviato un confronto con i vertici delle aziende associate e le istituzioni del territorio, su un progetto chiamato AlloggiInRete, in stretta collaborazione con l’Assessorato alla Casa e all’Housing Sociale di Regione Lombardia. L’iniziativa è stata aperta a tutte le aziende associate, per valutare l’adesione al progetto di messa a disposizione di alloggi ALER da ristrutturare, da destinare – con canone concordato e a costi quasi dimezzati rispetto al mercato – al personale delle nostre imprese. Le aziende che aderiranno (alcune hanno già dato la loro disponibilità) potrebbero prendersi in carico la ristrutturazione di alcuni appartamenti, da utilizzare come foresterie per i propri lavoratori.
Insieme al Presidente Santagostino nella tavola rotonda moderata da Sergio Colomberotto Segretario ai diritti del lavoro ACLI Milanese, sono intervenuti:
Rosetta Battista Presidente ACLI COLF – Milano, Monza e Brianza con un focus sul lavoro povero e le criticità del mondo delle badanti, tra lavoro nero e grigio, solitudine, difficoltà psicologiche connesse al lavoro usurante e lontananza dal Paese d’origine.
Francesca Canovi ANCI Lombardia – Vicesindaco di Sondrio ha illustrato invece l’attività dei Piani di Zona e del Comune di Sondrio in materia di nuove povertà, migranti e fragilità.
Danilo Malaguti Presidente di Acli Terra Milano, Monza e Brianza con un focus dell’emergenza del lavoro agricolo tra insicurezza lavorativa, lavoro nero e sottopagato, caporalato.
Luciano Gualzetti Direttore Caritas Ambrosiana ha illustrato il Rapporto Caritas. Secondo il Report di Caritas, negli ultimi 10 anni i territori con l’aumento più marcato delle richieste di aiuto a Caritas sono quelli del Nord Italia (+77%). Oggi tra gli utenti degli sportelli Caritas gli occupati rappresentano quasi un quarto, un beneficiario su 4 delle misure Caritas rientra nella categoria del working poor, con punte che superano il 30% nella fascia tra i 35-54 anni. il 16,5% degli operai o figure assimilate sperimenta condizioni di povertà assoluta e complessivamente il 21% dei lavoratori ha un reddito troppo basso per vivere in modo adeguato. E in questi contesti la bassa scolarizzazione fa la differenza: oltre 2/3 delle persone ascoltate da Caritas hanno livello di istruzione pari o inferiore alla Scuola Secondaria.
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