
Da più parti si è ritenuto (infondatamente) che l’intera riforma Madia fosse stata … “trascinata nel nulla” dalla sentenza n. 251/16 della Corte Costituzionale.
Ma così non è, per ragioni sostanziali.
Semplificata la questione di diritto, taluni potrebbero forse anche affermare che la Consulta abbia – autorevolmente – inteso affermare che per la certezza del diritto si presuppone il possesso della “conoscenza” e della “capacità espressiva” della lingua italiana.
In altre parole, che la Corte Costituzionale abbia voluto “tirare le orecchie” a chi facendo uso improprio dei termini e cioè, per il nostro caso, volesse intendere l’espressione “acquisito il parere” come alternativa a “previa intesa”.
Legge Madia
Contributo dell’avv. Angelo Quieti